Ma che c’entra la caccia con la carabina a daini e caprioli con la “fase 2” dell’emergenza Covid-19 ?
E’ quanto si domanda la LAC, Lega Abolizione Caccia, che -nelle pieghe delle recentissime ordinanze del Presidente della Regione Liguria, Toti- constata la liberalizzazione, in spregio alle regole di contenimento delle forme di mobilità , aggregative e all’ultimo DPCM governativo, di attività come addestramento dei cani da caccia (sulla toelettatura dei cani la Liguria ha già fatto ridere l’Italia intera), la “caccia di selezione” ai cervidi (es. daini e caprioli), la pesca “sportiva” in mare (che spesso si trasforma in piccola pesca commerciale in nero),
e nelle acque interne.
Dietro la facciata monotona e sorridente dell’allentamento delle restrizioni per la cittadinanza confinata, si approfitta dell’occasione , come nel caso dell’ordinanza del 3 maggio 2020, per infilare alla chetichella in provvedimenti a sfondo economico anche palesi marchette elettorali per soddisfare piccoli egoismi e clientele.
C’è in tutto questo una assoluta mancanza di senso delle priorità, di decoro istituzionale e soprattutto di rispetto della cornice delle disposizioni statali.
L’auspicio del mondo ambientalista è che il Ministro per gli Affari Regionali ,Boccia, provveda ad impugnare anche queste vergognose furbizie così come avvenuto per quella dell’apertura dei ristoranti calabresi.