La grande menzogna è tornata a essere evidente nella verità dei fatti, e sono bastate poche settimane di attività delle polizie ambientali nel Bresciano – un calendario ridotto a meno di un mese, e per di più in parte compromesso dalle continue e forti piogge che hanno ostacolato moltissimo l’attività – per dimostrare ancora una volta quale sia la vera natura della caccia e, in moltissimi casi, la coincidenza della stessa col bracconaggio.
Parliamo dei risultati dell’Operazione pettirosso gestita anche in questo autunno dal reparto SOARDA dei carabinieri forestale proprio nel Bresciano; risultati ai quali la LAC ha contribuito attivamente con segnalazioni sfociate in denunce, e in due casi anche in arresti.
Il nostro lavoro di ricerca sul campo dei siti di trappolaggio e di verifica dell’attendibilità di notizie ricevute da terzi si è tradotto in una quindicina di segnalazioni circostanziate e, a parte un paio di casi di uccellagione finiti purtroppo in un nulla di fatto, in 17 denunce (con in più i due citati arresti) perché la segnalazione e il successivo controllo del magazzino di un importante trafficante di avifauna ha portato in pochi giorni anche all’individuazione di alcuni dei suoi fornitori e allo smantellamento (speriamo) di un lucroso traffico costruito sulla pelle degli animali.
Qualche citazione? Proprio la scoperta del commerciante di uccelli (attivo in Franciacorta) e del suo circuito di trappolatori smantellato anche grazie alla nostra ricerca, ha portato a due denunce e al fermo (convalidato) di uno dei suoi fornitori sorpreso su un impianto di reti di 60 metri di lunghezza. L’uomo ha opposto resistenza ai controlli, e nonostante questo i militari hanno scoperto che oltre ai volatili catturati illegalmente deteneva un mezzo arsenale con armi anche di provenienza illecita.
Prima di questo arresto ne era avvenuto un altro sul territorio di Idro: è stato anche questo lo sviluppo di una nostra segnalazione che ha riguardato un bracconiere di cui i nostri volontari avevano scoperto le reti. Ne gestiva in tutto sette, e quando i carabinieri forestali lo hanno bloccato, perquisendo la sua abitazione hanno scoperto che possedeva un fucile da caccia illegale (oltre a essere privo della licenza) e per questo lo hanno appunto arrestato ottenendo una convalida giudiziaria del provvedimento.
La licenza di caccia era invece tra le «dotazioni» del comandante della polizia locale di Breno: quando i carabinieri forestali hanno controllato il deposito sorvegliato dai nostri attivisti in cui questo vigile cacciatore che ha dimostrato davvero un grande rispetto per le regole, la divisa e la decenza nascondeva i suoi uccelli da richiamo ne hanno trovati una quarantina dotati di anellini di riconoscimento contraffatti, e un esemplare aveva anche subito la crudele tarpatura delle ali, una amputazione che impedisce per sempre il volo, rimediando per questo oltre alla denuncia per contraffazione di sigilli anche quella per maltrattamento degli animali.
Abbiamo anche scoperto e fatto prendere – sempre in Valcamonica – uno degli ormai rarissimi uccellatori vecchia maniera che catturavano pettirossi fracassando loro le zampe con i crudeli archetti,
mentre per tornare ai cacciatori onesti e incensurati (che in questi casi non sono sicuramente più tali) e rimanendo sempre nella vallata dell’Oglio, a Esine un altro magazzino di un altro capannista ha regalato la scoperta di altre decine di tordi catturati illegalmente e “legalizzati” goffamente con l’apposizione di anellini destinati a esemplari di allevamento visibilmente contraffatti. In questo caso poi, il cacciatore non si era fatto mancare niente, e nell’orto recintato collegato al suo rustico i carabinieri forestali hanno trovato anche trappole per uccellagione in funzione.
La campagna d’autunno era iniziata già alla fine di settembre con un giovanissimo cacciatore di Idro di cui ci siamo occupati e che gestiva anche una rete di venti metri, e al di là delle nostre segnalazioni, il SOARDA ha denunciato anche quest’anno decine di praticanti di quella che i protagonisti amano definire un’arte e una tradizione.
Un’arte della sofferenza e una tradizione dell’illegalità, aggiungiamo noi, sintetizzata perfettamente – tanto per fare uno dei numerosi possibili esempi – dal capannista di Bagolino che i militari hanno trovato in possesso di ben 40 trappole attive nelle vicinanze del suo appostamento, di decine di uccelli protetti morti nel congelatore e di pispole e frosoni chiusi in gabbia e tornati in libertà.
I numeri che citiamo potrebbero sembrare non impressionanti, ma forse basta citare un altro degli episodi scoperti e sanzionati grazie alla nostra attività sul territorio per ridisegnare le dimensioni del problema. Un bracconiere scoperto a Provaglio Valsabbia gestiva una piccola tesa di neppure 10 trappole, eppure, in pochi giorni di migrazione, quei pochi “sep” gli avevano permesso di catturare oltre un centinaio di pettirossi.
Ringraziamo i militari del SOARDA (Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in Danno agli Animali) per il loro difficile e faticoso lavoro che ha visto risultati significativi: oltre 100 denunce per reati contro la fauna selvatica, 4 arresti, più di 1.000 strumenti di cattura illegale sequestrati e altrettanti uccelli vivi liberati in natura e che soprattutto deve anche confrontarsi da sempre con le vergognose menzogne e l’insofferenza del triste e ormai risicato esercito delle doppiette e con gli strilli dei portavoce – politici di un ampio schieramento ma anche giornalisti – di questo circo dell’orrore,
e invitiamo chiunque sia in possesso di informazioni a proposito di bracconaggio e traffico di fauna a scriverci all’indirizzo Lacbs@abolizionecaccia.it
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