Perfino in Alto Adige/Südtirol valgono le leggi nazionali e internazionali per la protezione di animali e ambiente !
Trento 20 giugno 2018
Abbiamo avuto ragione: perfino in Alto Adige/Südtirol valgono le leggi nazionali e internazionali per la protezione di animali e ambiente! E così, anche nel molto più che autonomo, diremmo autoreferenziale, Alto Adige/Südtirol gli animali e l’ambiente sono un valore e non possono essere ridotti a cose a disposizione dell’umore del reggente di turno. Gli animali e l’ambiente sono patrimonio indisponibile dello Stato e, lo si voglia o meno, l’Alto Adige/Südtirol non è un’isola, anche qui lo stato è l’Italia, e il continente è l’Europa dove permangono leggi di tutela ambientale e animale. L’epoca dei Principi Vescovi dispensatori di favori, privilegi e licenze potrebbe, forse, essere definitivamente tramontata?
Ringraziamo gli avvocati Monica Bonomini, Mauro De Pascalis e Caterina Mele per l’impeccabile lavoro svolto. Per la LAC – Lega per l’Abolizione della Caccia ONLUS, associazione nazionale, orgogliosamente animalista e ambientalista, di cui festeggiamo quest’anno i quarant’anni, ogni animale è prezioso e l’ambiente naturale in cui vive va tutelato al massimo. La fauna selvatica non può essere considerata oggetto da uccidere, per divertimento, dall’1% della popolazione a discapito del restante 99% che non comprende tanta ferocia.
I reati di cui gli ex amministratori sono chiamati a rispondere sono di aver concesso tra il 2010 e il 2014 “… circa cento decreti di autorizzazione alla caccia di specie faunistiche protette consentendone il prelievo al di fuori del periodo consentito (per la volpe, il merlo, la cornacchia e la ghiandaia) o autorizzandone espressamente l’abbattimento (per il cormorano, il tasso, la marmotta, la faina e lo stambecco) in mancanza dei presupposti normativamente previsti e senza dare conto delle ragioni a sostegno dei provvedimenti adottati in contrasto con le normativa comunitaria … e provinciale … che richiedono, per derogare al generale divieto di abbattimento, la sussistenza di un concreto pericolo di grave nocumento e impongono di illustrarne compiutamente le ragioni.”
L’Autonomia, tanto celebrata, ha valore e può essere giustificata solo se concretamente virtuosa e ai più alti livelli di correttezza. Alcune vicende recenti ci possono illustrare, brevemente, di come sia declinato in salsa alto atesina/sudtirolese il rispetto per la biodiversità, non coerentemente con l’immagine di eco compatibilità ostentata. I governi nazionali di ogni colore, negli anni scorsi hanno, vergognosamente, regalato a Trento e Bolzano la provincializzazione del Parco (ex) Nazionale dello Stelvio e le competenze su caccia e pesca.
I lupi, appena spontaneamente arrivati (e non paracadutati come qualcuno vuol far credere), sono perseguitati sia in Trentino e sia in Alto Adige/Südtirol. Dopo averlo chiesto inutilmente alle autorità, nazionali e internazionali con pubbliche petizioni di scarso successo, entrambi gli assessori hanno presentato, il 4 per il Trentino e il 5 giugno 2018 per l’Alto Adige/Südtirol, disegni di legge in cui predispongono deroghe per le autorizzazioni alle uccisioni perché, a dispetto di ogni studio scientifico, il buon sudtirolese, secondo loro, non va informato e aiutato a dotarsi degli strumenti di prevenzione per imparare a usarli in modo efficace ma, banalmente, aizzato a sparare.
Gli strumenti di prevenzione esistono e se usati correttamente sono efficaci. Esistono anche i risarcimenti dei danni, che dal punto di vista economico del ricco bilancio della Provincia Autonoma, sono veramente pochi spiccioli. Nel 2017 ammontano a soli 9.680 euro i danni da lupo in tutto l’ Alto Adige/Südtirol, l’equivalente dell’acquisto di un’automobile di fascia economica. Gli amministratori avrebbero il dovere di incentivare l’uso degli strumenti di prevenzione; in Trentino stanno ottenendo un timido seguito ma in Alto Adige/Südtirol, contadini e allevatori, si rifiutano perfino di richiederli.
L’assessore altoatesino Arnold Schuler ha tutte le intenzioni di continuare a lasciar cacciare anche nei parchi considerando la caccia un ulteriore privilegio intoccabile quando, invece, l’unica opzione tollerabile nel mondo civilizzato è: non lasciare entrare i cacciatori, almeno nei parchi! Invece, nell’ex Parco Nazionale dello Stelvio, nella sua sezione alto atesina, nel quinquennio 2017-2021 è consentito un «prelievo regolamentato» cioè sparo libero e uccisioni di animali che, da molte generazioni, erano abituati alla protezione del parco che esisteva da più di settant’anni. Gli animali selvatici si riproducono tanto quanto l’ecosistema in cui vivono lo consente, e mantengono un equilibrio col territorio indipendentemente dalla presenza dei predatori. La caccia di selezione, tanto decantata dalla boriosa autocelebrazione dei cacciatori, è una sciocchezza che essi trovano molto utile per autogiustificarsi.
I lupi mangiano i caprioli, che bizzarria; e perché dovrebbero sbranarli solo i cacciatori? I lupi mangiano le pecore incustodite? Custoditele e sceglieranno altro sul menù, preferibilmente animali selvatici com’è giusto che sia e come dimostrano le evidenze scientifiche. Le marmotte stanno sui prati, davvero inconcepibile; e perché sui prati dovrebbero stare solo le mucche, tante mucche, allevate con foraggio importato e causa reale di perdita di biodiversità? L’agricoltura è avvelenata e quando interi comuni, preoccupati della salute pubblica, bocciano con referendum popolari l’uso dei pesticidi, i promotori ricevono minacce anonime di ogni tipo.
“C’è del marcio in Danimarca!” direbbe il Bardo, e non solo là, potremmo aggiungere noi.
È evidente la schizofrenia Alto Atesina/Sudtirolese di proporsi all’immaginario pubblico come provincia scrupolosamente ecosostenibile tramite sceneggiati davvero molto fantasiosi e ancor più inverosimili campagne pubblicitarie, ma si sa, insistendo a raccontare bugie qualcuno comincia a crederle verità, addirittura gli stessi che le diffondono. La visione bucolica di prati verdi, masi bianchi, montagne innevate sullo sfondo di cieli azzurri in stile cartoon di Heidi si rivela, a un’analisi anche superficiale, una vuota cartolina bidimensionale lontana dalla realtà.
Il rispetto effettivo dell’ambiente si realizza certamente con la tutela del paesaggio ma non dimenticando mai il rispetto per la fauna selvatica che in quel paesaggio vive e si riproduce per il fondamentale valore della biodiversità. La Wilderness non è precisamente il giardino di casa come certa tradizione Alto Atesina/Sudtirolese immagina, e degli spazi di rispetto per le aree naturali selvatiche il pianeta ha bisogno per mantenersi in buona salute, anche in Alto Adige/Südtirol. Non può realizzarsi la salute umana in assenza di complessità ecologica e la salute delle persone, degli animali e degli ambienti, sia naturali, sia antropizzati, non ci sembra cosa di così poco conto.