La lunga stagione del bracconaggio, che nel Bresciano si articola su più «puntate» invernali, primaverili ed estive oltre al clou rappresentato dall’autunno, non è ancora finita.
Parlando nello specifico dell’uccellagione, se il grosso dei piccoli insettivori è ormai passato resta aperto il capitolo dei tordi e soprattutto delle ricercatissime cesene, i grandi turdidi che appaiono solitamente con il vero abbassamento delle temperature.
Nell’attesa della nuova possibile ondata migratoria, nei giorni scorsi i carabinieri forestale della stazione di Vobarno hanno messo a segno un colpo in una delle tante zone «calde» dell’illegalità venatoria: la valletta laterale nella quale si incontrano San Lino e Binzago, frazioni di Agnosine(BS).
Durante la loro attività sul campo dedicata alla ricerca dei siti di cattura, i volontari della LAC hanno scoperto una lunga rete da uccellagione in una zona boscata tra le due frazioni: l’aveva piazzata (si è scoperto poi) il titolare di un rustico esistente a breve distanza creando una «scenografia» che oggi è abbastanza raro incontrare.
Aveva piazzato a fianco del tramaglio anche due gabbiette con altrettanti richiami appartenenti a specie protette: un pettirosso e una passera scopaiola.
I piccoli insettivori erano esattamente l’obiettivo del bracconiere, la cui cattura ha richiesto due interventi diversi.
Avvisati dell’illecito in atto i carabinieri forestali hanno immediatamente organizzato un primo appostamento che si è rivelato infruttuoso.
È stato necessario allestirne un secondo il giorno successivo, e aspettare il proprietario della rete per una dozzina di ore complessive, perché questo si presentasse e fosse bloccato e denunciato mentre cercava di estrarre dalle maglie un pettirosso appena catturato.
Il controllo successivo fatto dai militari nella sua abitazione di San Lino non ha portato al ritrovamento di altra avifauna protetta.