Continua a essere un autunno positivo quello che vede i nostri volontari e le nostre guardie – che sempre volontarie sono – all’opera sul territorio bresciano nel tentativo di rendere la vita difficile ai bracconieri con o senza licenza di caccia. Finora sono stati sei gli uccellatori scoperti e fermati grazie alla nostra attività, e altri due, temporaneamente silenti perché probabilmente allarmati dalla significativa presenza di carabinieri forestali e volontari di altre associazioni, restano nella lista dei papabili per una prossima denuncia.
Nei giorni scorsi, in aggiunta al clamoroso caso del grande roccolo abusivo di Lumezzane gestito da un cacciatore della stessa città colto sul fatto a inizio mese, abbiamo fatto sorprendere e individuare un trappolatore che si riforniva di pettirossi alle pendici del monte Guglielmo, nella parte alta del territorio di Zone, e successivamente un altro uccellatore in attività a Preseglie: relativamente poche le trappole ritrovate in attività nell’areale del suo capanno di caccia, ma la perquisizione domiciliare attuata dai carabinieri forestali del Soarda ha permesso di scoprire decine di uccelli particolarmente protetti congelati, reti, richiami vivi protetti e non e soprattutto il necessario per la manipolazione degli anellini di riconoscimento necessaria per cercare di legalizzare avifauna catturata illecitamente. Un artigiano della ricettazione, insomma.
Il caso più importante, però, paragonabile all’exploit di Lumezzane di inizio ottobre, è venuto alla luce a San Giovanni di Polaveno, con la nostra scoperta di un altro, grande sito di cattura con le reti. Realizzato in una zona collinare e nel retro di un’abitazione signorile, all’interno di un’area completamente recintata e reso invisibile da una alta siepe interna, l’impianto comprendeva sei reti per una lunghezza complessiva di 60 metri tese da tubi telescopici in acciaio piazzate in un giardino della morte costellato di decine di richiami vivi protetti – lucherini, passere scopaiole, frosoni – e cacciabili come i tordi, richiami elettroacustici e spauracchi usati, come nei vecchi roccoli fortunatamente cancellati per legge, per spaventare gli uccelli e spingerli nelle reti una volta posati a terra.
Il secondo uccellatore industriale della stagione era tanto per cambiare anche un cacciatore, e come il collega di Lumezzane si era attrezzato anche con una pozza d’acqua artificiale con tanto di zampillatore elettrico per rendere più attraente il suo cimitero per volatili. Nel suo arsenale anche un vaso pieno di grasso usato per aiutare l’inserimento forzato sui tarsi degli animali di cattura degli anellini che organizzazioni parte più o meno consapevole del traffico illegale di avifauna, come la Foi e l’Amov, forniscono senza alcuna verifica dell’attendibilità a decine e decine di finti allevatori, come quelli da noi scoperti, consentendo loro di continuare ad alimentare un traffico colossale, oltre che di arricchirsi in nero col medesimo mercato. I carabinieri forestali gli hanno anche sequestrato un buon numero di piccoli migratori particolarmente protetti appena prelevati dalle reti e subito uccisi, ma la giornata si è almeno conclusa con una parentesi positiva: il ladro di fauna di San Giovanni è stato ovviamente denunciato, e quasi tutti i suoi prigionieri sono volati via riprendendo la vita per la quale erano nati.
Non è andata purtroppo altrettanto bene ai fringuelli e alle pispole che le nostre guardie volontarie hanno trovato nelle mani di tre cacciatori (controllati e sanzionati sul territorio di Pralboino-BS) simbolo e sintesi perfetta di una categoria di saccheggiatori dotati spesso anche di doti attorali: finti perseguitati sempre pronti a ripetere il ritornello dell’incensurato che ha sbagliato e che dovrebbe essere perdonato. Sbagli commessi naturalmente utilizzando richiami elettroacustici e puntando consapevolmente il fucile su tutto quello che vola.
E magari anche usando un fucile costruito artigianalmente. Come quello sequestrato a un cacciatore sospeso (dalla Prefettura) di Polpenazze bloccato mentre sparava ai fringuelli e poi arrestato dai carabinieri forestali di Gavardo durante un’operazione che ha visto anche il contributo delle nostre guardie, che hanno ritrovato sep attivi intorno al luogo dove stava cacciando e intervenute in un secondo tempo con una contestazione amministrativa legata al possesso, da parte dello stesso personaggio, anche di trappole e reti da uccellagione. Pure quest’ultimo personaggio non si era insomma fatto mancare nulla, offrendo nuovamente un affresco di un mondo che a proposito di rispettabilità e di consapevolezza non ha veramente nulla da offrire.
LAC Brescia – Per segnalazioni : lacbs@abolizionecaccia.it
27.10.2022