Il finanziamento pubblico alle associazioni venatorie ed il voto di scambio (quanti sono i cacciatori e quanto ci costano ?)
Sull‘attuale numero dei cacciatori italiani circolano da anni le cifre più improbabili, sia per motivi di propaganda venatoria, sia per il mancato aggiornamento dei dati ISTAT, sia per la scarsa abitudine di alcune associazioni per la tutela della fauna ad effettuare l’accesso civico ai dati in possesso delle singole regioni.
Infatti, è il solo numero complessivo dei tesserini venatori regionali rilasciati nell’ultima stagione venatoria conclusa, ai soli residenti in ciascuna regione, a determinare il reale dato totale dei cacciatori praticanti in Italia.
Le cifre vanno scremate, quando si usano altre forme di conteggio (es. i dati del Ministero dell’Interno), dalla quota di chi possiede una licenza di porto di fucile in corso di validità (5 anni la durata attuale) ma senza aver richiesto il “tesserino” per cacciare nella stagione venatoria in corso, oltre a dover essere depurate dai doppi conteggi.
Si pensi al numero di coloro che hanno accesso a più regioni e/o sono iscritti a più di un Ambito Territoriale di Caccia/Comprensorio Alpino, addirittura ottenendo un secondo tesserino venatorio della regione ospitante (il documento su cui si annotano giornate fruite e prede abbattute).
Dal 1992 le associazioni venatorie sono finanziate annualmente dallo Stato (sic !), ai sensi dell’art. 24 della legge 157/92, che ripartisce, in base ai rispettivi tesserati, il 95% di un Fondo derivante dall’introito della sovrattassa di 5,16 euro su ciascuna licenza (la tassa nazionale vera e propria sulla licenza è, invece, pari a 168 euro).
È compito del Ministero Agricoltura effettuare l’istruttoria per stabilire le percentuali della “documentata consistenza associativa” di ogni sigla, cosa che avviene regolarmente, sia pure con due anni abbondanti di sfasamento.
La legge nazionale sulla caccia dispone che queste “elargizioni” (come altrimenti definirle?) siano sottratte al controllo della Corte dei Conti sulla gestione finanziaria degli enti a cui lo Stato contribuisce in via ordinaria.
Per citare solo gli ultimi finanziamenti, si pensi che il D. M. 9404464 del 31/12/2020 ha ripartito tra le associazioni venatorie riconosciute € 1.012.132 , relativi all’annualità 2018 👇
https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/16494
Analogamente, il D. M. 598762 del 16/11/2021 ha ripartito tra le associazioni venatorie riconosciute € 1.012.132 , relativi all’annualità 2019 👇
https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/17603
Da ultimo, D. M. 517230 del 12/10/2022 ha ripartito tra le associazioni venatorie riconosciute € 1.012.132 , relativi all’annualità 2020 👇
https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/18957
Ad esempio, per prendere atto di come viene dichiarata la consistenza dei soci delle associazioni venatorie, la LAC ha acquisito il verbale del 20/10/2021 della “Commissione per l’effettuazione di verifiche e controlli sulla documentazione e sui dati trasmessi dalle associazioni venatorie ai fini della ripartizione del Fondo L. 157/92 art. 24 -anno 2019” del Ministero Agricoltura“.
Da notare che il Ministero ha dovuto espungere dal totale ben 11.348 dati di presunti cacciatori iscritti, in quanto trasmessi privi di data di nascita, del numero di porto d’armi, duplicati, o con data della polizza assicurativa obbligatoria successiva all’anno di riferimento. Per il 2019 il numero dei soci delle associazioni venatorie nazionali riconosciute, correlato alle certificazioni delle compagnie assicuratrici, è quindi risultato il seguente.👇
Si deve comunque tenere conto del fatto che rimane da aggiungere una quota di poche decine di migliaia di cacciatori che attualmente si assicurano per conto proprio, o comunque non attraverso le associazioni venatorie nazionali riconosciute.
Il che comunque ci porta ad una stima complessiva dei cacciatori italiani nel 2019 non superiore ai 470.000 unità.
Ma non è tutto.
Se, come abbiamo visto, le associazioni venatorie a base nazionale si spartiscono annualmente una torta di circa un milione di euro, che derivano da quasi tutta la sovrattassa (€ 5,16 a testa) sulla licenza di porto di fucile pagata dai cacciatori stessi (anche quelli non iscritti a queste associazioni…), una nuova fonte di finanziamento pubblico si è andata ad aggiungere, ma questa volta prelevata direttamente dalle tasche di tutti i cittadini italiani, attraverso la fiscalità generale.
UN DATO DI FATTO PLATEALE DEL VOTO DI SCAMBIO, non ci sono altre descrizioni possibili.
Infatti, nella quasi indifferenza generale, il comma 449° dell’articolo 1 della legge 29/12/2022, n. 197 (“Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023”) ha disposto, a partire dal 2023, un incremento di 500.000 euro annui, del fondo previsto dall’art. 24 della legge 157/92 .
Dunque, in periodi di vacche magre, le associazioni venatorie rimangono finanziate dallo Stato con un milione e mezzo di euro annui (di cui un milione prelevato dagli introiti della sovrattassa sulla licenza di porto di fucile, mezzo milione “scippato” a tutti gli italiani).
Per mascherare questo voto di scambio, il vergognoso comma della legge di bilancio 2023 fa cenno -fraudolentemente- al tema dei danni provocati dai cinghiali. Il punto è che questo fondo non ha nulla a che vedere coi risarcimenti danni alle produzioni agricole o con il controllo degli ungulati; resta solo un mero regalo alle associazioni nazionali dei cacciatori.
Ma non ci avevano raccontato su tutti i giornali e TV che la coperta era corta ????
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LAC
LEGA per l’ABOLIZIONE della CACCIA
Ufficio stampa
(28 agosto 2023)
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