Siamo di fronte a un rinvio a giudizio e non a una condanna, ma si tratta comunque di un segnale positivo per far luce sulla vicenda. Stamane, nell’aula del Tribunale di Brescia si è preso atto dell’esistenza di un’ampia zona d’ombra nella cosiddetta e a nostro parere pessima gestione del caso cinghiale nel Bresciano che ha avuto come protagonisti ufficiali e amministratori pubblici. Gli otto imputati «eccellenti» erano finiti sotto la lente della magistratura per aver gestito i piani di abbattimento del Cinghiale in modo disinvolto, favorendo i cacciatori. Non sarà un caso che proprio grazie a questa “gestione” i cinghiali hanno continuato ad aumentare invece di diminuire.
E’ stata riconosciuta la validità del lungo e complesso lavoro di indagine attuato dai carabinieri forestale ed è stata riconosciuta la potenziale esistenza di una serie di gravi reati compiuti da pubblici ufficiali alle prese con un’emergenza che non è mai esistita, se non nell’immaginazione di media interessati più a fare audience che a offrire notizie scientificamente corrette.
La Lac, che si è costituita in giudizio come parte civile insieme a Lav, Legambiente e Wwf si augura che nelle future conclusioni processuali- la prossima udienza è stata fissata il 19 dicembre- si tenga semplicemente conto di quanto affermato con limpidezza dalle leggi in materia di tutela della fauna selvatica.
vedi anche indagati per illecito controllo e gestione a Brescia