Il bracconaggio in provincia di Brescia è da record, superate il numero di denunce degli scorsi anni:
139 bracconieri denunciati, un arrestato per la detenzione di un’arma clandestina fabbricata in casa e 3.336 uccelli sequestrati (884 fortunatamente vivi e gli altri 2452 già abbattuti).
Quelli appena elencati sono i risultati della nuova edizione dell’«Operazione pettirosso», storico campo antibracconaggio nato ai tempi della forestale ed ereditato dai carabinieri forestale e collocato quasi interamente nel Bresciano (con alcune missioni che si spingono anche nelle province confinanti).
Coordinata dal Soarda (acronimo che sta per Sezione operativa antibracconaggio e reati in danno agli animali) del raggruppamento carabinieri Cites, l’operazione ha coinvolto i Gruppi carabinieri forestale di Brescia, Bergamo e Mantova, che in questa edizione hanno lavorato anche con una unità cinofila, e ha portato anche al sequestro di 673 corpi di reato tra trappole di vario genere e richiami elettroacustici, oltre a 99 fucili, segno evidente della perfetta sovrapposizione tra cacciatori e bracconieri, e 5294 munizioni da caccia.
La maggior parte dei sequestri è avvenuta nella provincia di Brescia, ma non solo.
Nel Mantovano, per esempio, i militari hanno individuato due cacciatori, padre e figlio, che usavano i soliti richiami acustici illegali per sparare a qualsiasi uccello in volo: dal congelatore di casa sono saltati fuori 500 esemplari già spennati, alcune allodole vive usate come richiami e naturalmente dotate di anellini identificativi contraffatti, e 2380 munizioni.
È avvenuto invece nel Bresciano, a Gussago, l’arresto citato in apertura: protagonista un recidivo già arrestato negli anni scorsi, e sempre dal Soarda, stavolta come allora per la detenzione di un fucile costruito artigianalmente. La sua arma è stata scoperta da Africa, un pastore belga appositamente addestrato, e insieme i militari hanno sequestrato anche 800 cartucce e il materiale necessario per assemblare altre armi fai da te.
Volontari e Guardie Giurate della LAC hanno collaborato all’operazione, e con appostamenti e interventi sul territorio, i militari del Soarda, hanno anche effettuato controlli nei ristoranti per smascherare nuovamente l’altro, fondamentale anello della filiera che unisce uccellatori e cacciatori senza scrupoli ai tanti fans dello spiedo illegale. E in due diversi esercizi si è arrivati alla scoperta e al sequestro di circa 300 esemplari di avifauna pronti a diventare costose portate fuorilegge.
Hanno avuto fortunatamente un’altra destinazione le centinaia di richiami vivi detenuti illegalmente e contestati dagli agenti: sono stati affidati ai centri di recupero animali selvatici (Cras) «Il Pettirosso» di Modena e dell’Oasi Wwf Valpredina di Bergamo, per essere riabilitati al volo e liberati quando possibile.
Ben prima della conclusione dell’Operazione Pettirosso, nei giorni in cui i carabinieri forestali accumulavano interventi, denunce e sequestri, anche di moltissimi richiami vivi usati per la caccia da capanno e identificati, come avviene in una enormità di casi, da anellini contraffatti per «legalizzare» animali catturati con le reti o rubati da pulli nei nidi nei meleti del Trentino Alto Adige, i cacciatori «lesi nell’onore» e nella loro infinita presunzione di impunità non hanno avuto vergogna nell’organizzare una manifestazione (incredibilmente autorizzata dalle autorità locali) motivata solo dalla volontà di attaccare l’operato di un corpo di polizia dello Stato nei loro confronti.
Titolari di licenza di caccia, e chissà anche ladri e ricettatori di avifauna (e magari entrambe le cose) si sono radunati a Brescia organizzando una specie di «curva nord» da stadio, ma anziché all’arbitro o agli avversari in campo i loro insulti li hanno diretti all’Arma davanti alla sede del Gruppo carabinieri forestale. Questo video che abbiamo reperito in rete, che qui potete visionare, mostra i cacciatori stazionare davanti alla caserma e urlare «buffoni» agli appartenenti al corpo.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=ReHTjQO0F_M]
Un fantastico esempio della civiltà della categoria che sbandiera ridicolmente da sempre il proprio interesse per il rispetto delle regole e che al contrario ignora non solo tutte le norme venatorie, ma anche la decenza. L’unico problema dei cacciatori è quello di evitare i controlli, e l’unico obiettivo è quello di sparare a qualsiasi cosa. E questa pietosa manifestazione lo ha dimostrato ulteriormente.
Inseguendo questo tristissimo obiettivo possono contare su ampie schiere di sostenitori politici in quasi tutti i partiti. Quei sostenitori che, per esempio, pochi giorni dopo la famosa manifestazione hanno dato loro udienza in Regione per discutere anche di una possibile «sanatoria» per i famosi anellini identificativi dei richiami vivi. Un azzeramento di un sommerso illegale rappresentato da decine di migliaia di volatili condannati all’ergastolo e detenuti appunto illecitamente nella maggior parte dei casi.
Il progetto, come tanti altri mirati a un ritorno al passato venatorio che vorrebbe ancora una volta cacce in deroga alle specie protette e riapertura dei roccoli, vede in prima fila il Consigliere Regionale leghista bresciano Floriano Massardi, naturalmente presente alla manifestazione della vergogna e denunciato pochi giorni dopo al suo capanno proprio per il possesso di alcuni richiami con sigilli identificativi contraffatti.
Ringraziamo l’Arma dei Carabinieri e il reparto antibracconaggio del SOARDA che tra mille difficoltà logistiche e con fondi quasi sempre insufficienti hanno saputo dare con i risultati raggiunti la migliore risposta alla insofferenza dei ben 19.000 cacciatori bresciani.
Considerati i numeri messi alla luce quest’anno di una caccia illegale totalmente fuori controllo, chiediamo che l’”Operazione Pettirosso” venga rafforzata ed estesa anche al mese di novembre.
Brescia 07.11.2021