La certezza della pena ha importanti implicazioni sociali, traduce in realtà la credibilità dello Stato.
La lotta all’illegalità venatoria? Siamo all’anno zero, e certamente non per la mancanza di impegno dei corpi di vigilanza preposti – carabinieri forestali e polizie provinciali -, ma a causa degli ostacoli creati da norme inapplicabili in questo campo e del fallimento, a oggi, di quel Piano d’azione nazionale contro il bracconaggio che, oltre a potenziare la vigilanza, avrebbe dovuto incoraggiare, finalmente, l’inasprimento di pene oggi ridicole e l’applicazione effettiva di sanzioni e condanne.
Ostacoli rappresentati anche dall’applicazione a pioggia di quel principio della «tenuità del fatto» che, riteniamo, non dovrebbe neppure essere preso in considerazione a favore di persone che fanno strage di specie protette e minacciate, e che lo fanno senza soluzione di continuità proprio perché non vengono mai condannate per i reati commessi.
È il caso – uno tra i numerosissimi, purtroppo – di un uccellatore seriale di Roncadelle, denunciato ripetutamente alle forze dell’ordine e del procedimento a suo carico in cui la Lega per l’abolizione della caccia è parte offesa, in quanto costituitasi parte civile. Proprio per questo abbiamo fatto opposizione alla richiesta di archiviazione del procedimento penale, richiesta presentata proprio in nome del riconoscimento della tenuità del fatto. Ci chiediamo cosa ci sia di tenue nella condotta di un bracconiere 25enne che dall’agosto al novembre scorsi è stato denunciato per tre volte consecutive dai carabinieri forestali per gli stessi reati, sorpreso ripetutamente a utilizzare reti, trappole e richiami elettroacustici, trovato in possesso di un’arma illegale, neppure sua e di centinaia di uccelli protetti e particolarmente protetti uccisi.
Si parla giustamente della necessità di garantire la certezza della pena, e questo principio deve valere sempre, perché non esistono reati di serie A e di serie B e non c’è nulla di tenue nel saccheggiare impunemente un patrimonio naturale che non si può ricostruire.
E’ arrivato il momento di cambiare una realtà che azzera la credibilità del lavoro delle forze di polizia ambientale. Il Governo deve finalmente dare un senso a leggi nazionali e comunitarie, inasprendo le sanzioni ferme al 1992 che non rappresentano più alcun deterrente.
Blackspots del Piano nazionale di attuazione contro l’uccisione illegale di uccelli: mappa dei centri più “caldi” del bracconaggio in Italia. L’epicentro è Brescia. Il Piano da anni, resta inattuato.