L’effetto «politico» della nuova, ennesima vittoria lo stiamo registrando attraverso le reazioni frustrate, arrabbiature scomposte, addirittura del Ministro Lollobrigida, e gli insulti di vario livello che ci stanno indirizzando via social:
i soldatini del sempre più piccolo esercito di disadattati armati speravano di uscire col fucile già alla metà di settembre, e qualcuno potrà farlo, ma lasciando in pace almeno gli uccelli. Tutti gli uccelli selvatici.
Ironizziamo sulla loro rabbia ma ricordiamo anche – e ci pare giusto – la genesi di questo risultato e il rapporto di forze in campo.
Siamo riusciti per ora solo a sospendere per due settimane la caccia (resta purtroppo aperta per alcune specie stanziali), e parliamo al plurale perché l’ennesimo ricorso (sono decine e decine ormai) che è stato accolto dal TAR Lombardia contro il calendario venatorio di questa sciagurata Regione, per la quale a contare non sono l’assistenza sanitaria e i servizi pubblici ma gli interessi dei fucilieri, è stato sostenuto con noi da alcune associazioni ambientaliste.
Pochi volontari che hanno messo al tappeto costosi uffici legali (quella della Regione Lombardia nello specifico, con soldi pubblici), strapagati avvocati degli sparatori e intere, ricche associazioni venatorie che di gratuito offrono solo il loro impegno a saccheggiare la fauna selvatica.
Risorse pubbliche sprecate per garantire pratiche illegittime a una minoranza ridicola di cittadini.
Per ora festeggiamo questo risultato, e aspettiamo i prossimi, perché quella ottenuta e una sospensiva cautelare, ma le richieste che abbiamo presentato per smantellare l’ennesimo mostro venatorio e tutelare la poca fauna rimasta sono molte e ben articolate.