Al via la sperimentazione in Italia del contraccettivo GonaCon per contenere il numero della specie cinghiale.
Pubblicato in Gazzetta Ufficiale Il decreto del Ministero della Salute
Cinghiali – via alla sperimentazione del “GonaCon” messo a punto negli Stati Uniti dove è registrato come contraccettivo per cavalli (Equus caballus), asini selvatici (Equus africanus) e cervi dalla coda bianca (Odocoileus virginianus) non è ancora autorizzato ne’ in Italia ne’ in alcun altro Stato membro dell’Unione europea. Il GonaCon però aveva già dimostrato piena efficacia anche nella specie cinghiale, dove con una sola iniezione blocca la riproduzione per un periodo che può arrivare fino a sei anni.
I progetti di ricerca della durata di 24 mesi, sono stati assegnati allo scopo di mettere a punto una formulazione già conosciuta ma che consenta una più comoda somministrazione del farmaco tramite esche alimentari. Queste potranno essere somministrate utilizzando distributori già messi a punto da anni per questa specie. Il BOS (Boar Operated-System) consiste in un palo di metallo, piantato a terra, lungo il quale scorre un cono la cui base poggia su un piatto metallico sul quale vengono poste le esche contenenti un qualsiasi vaccino. Il cono, che pesa circa 5 kg, protegge le esche e deve essere sollevato da un animale che voglia consumare tali esche (vedi foto). Esperimenti in cattività e sul campo hanno permesso di stabilire che il BOS consente ai soli cinghiali
e non ad altre specie di cibarsi delle esche (Massei et al. 2010, Campbell et al. 2011).
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Questa sperimentazione era stata inserita nella passata Legge di Bilancio 2022 e con l’istituzione di un apposito fondo di 500mila euro.
A giugno scorso, la Direzione Generale della Sanita’ animale e dei farmaci veterinari (Dgsaf) aveva emanato un apposito bando per la selezione di progetti finalizzati all’uso sperimentale del vaccino.
Nella selezione, il Ministero ha verificato il possesso delle competenze ed expertise necessari nonchè la congruita’ scientifica ed economica del progetto proposto. Nella graduatoria si sono collocati i progetti presentati dall’Istituto zooprofilattico sperimentale del Lazio e della Toscana – dott.ssa Giovanna Massei, l’ISPRA, Università di Milano, Pisa e di Roma Tor Vergata, ASL Roma3 – e gli Istituti Zooprofilattici del Mezzogiorno, di Umbria e Marche, le Università del Queensland (Australia) e di Napoli Federico II. Sarà erogato un finanziamento pari ad un massimo di 250.000 euro ciascuno.
Questi due progetti rappresentano la speranza che finalmente venga data priorità a metodi ecologici e soluzioni non cruente quando vi sono problemi di coabitazione con altre specie.
Negli ultimi decenni la popolazione di cinghiali, nonostante la forte pressione venatoria e a dispetto dei tanti metodi di caccia messi in atto, è cresciuta in maniera esponenziale. L’attività venatoria colpisce soprattutto gli adulti e innesca risposte compensative tra i cinghiali. Porta a una riproduzione precoce delle femmine e alla dispersione dei giovani, diffondendoli maggiormente nel territorio con conseguente aumento proprio di quei danni, alle coltivazioni e alla sicurezza stradale, che si vorrebbero contenere. Fatti, avvalorati anche da diverse ricerche scientifiche, che provano che cacciare i cinghiali non è la soluzione ma crea un ulteriore danno ambientale.
Auspichiamo che questo sia l’inizio dell’attuazione di un saggio e più etico modo di convivenza con la Natura e ciò che ci circonda.