Richiesta di trasferire le competenze sulla tutela della fauna selvatica al Ministero dell’Agricoltura.

Ennesimo attacco alla legislazione ambientale del Paese.

L’obiettivo ultimo di questo inaccettabile travaso di competenze dall’Ambiente all’Agricoltura è, evidentemente, quello di aumentare ancor di più le occasioni di sparo e di fare della caccia un vero business economico: uccidere quanti più animali per farli vendere dai cacciatori.

Non accenna a placarsi il furore filo-venatorio di governo e maggioranza. Contestualmente al grave fatto in Commissione Bilancio, dove è stato presentato un emendamento chiaramente inammissibile che autorizza spari “no limits” anche in città e nelle aree protette demolendo di fatto i capisaldi della nostra legislazione ambientale (legge 157/92 e 394/91) la maggioranza manifesta la volontà anche di smantellare le prerogative istituzionali del Ministero dell’Ambiente, esautorandolo delle sue competenze sulla fauna selvatica che verrebbero trasferite nelle mani del Ministero dell’Agricoltura.

L’occasione è stata fornita dalla conversione in legge del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, in materia di riordino delle competenze dei Ministeri. Nell’approvare il decreto, ieri l’aula del Senato – dopo la presa di posizione della commissione ambiente – ha espresso parere favorevole ad un ordine del giorno per il passaggio di tutte le competenze in materia di fauna selvatica dal Ministero dell’Ambiente al Ministero dell’Agricoltura, infliggendo di fatto un gravissimo vulnus all’attività del primo che, nei fatti, finirebbe per diventare qualcosa di molto simile a una “scatola vuota”. Con tutta evidenza questo significherebbe dissociare la fauna dalle aree protette, gli habitat, la biodiversità che resterebbero al Ministero dell’Ambiente.

Significherebbe subordinare la tutela della fauna alla gestione e alla attività venatoria, che è l’unico vero scopo di tale disegno. Si tratta di elementi illogici, incostituzionali, inconcepibili nel 2022 in piena crisi climatica e della biodiversità.

Il cambio di paradigma è inaccettabile.  Da patrimonio indisponibile dello Stato, cioè della collettività, qual è ora, la fauna finirebbe per diventare patrimonio e fonte di guadagno ad uso e consumo dei cacciatori.
Un progetto non solo inaccettabile da un punto di vista etico, ma anche incostituzionale alla luce dell’articolo 9 della Costituzione, recentemente Novellato.
Siamo stupefatti non soltanto dall’incredibile frenesia filo-venatoria dimostrata da governo e maggioranza in queste prime settimane di legislatura, ma anche dal clamoroso silenzio del ministro Pichetto Fratin che si vede sottrarre una fetta sostanziale delle proprie competenze e attribuzioni istituzionali senza aver sinora proferito parola. Sarebbe molto interessante sapere cosa pensa il ministro dell’Ambiente riguardo l’impoverimento delle proprie attribuzioni istituzionali.
Governo e maggioranza tornino sui loro passi e fermino questo ulteriore tentativo di compiacere la lobby venatoria e degli armieri.
Le vere priorità del Paese sono le misure contro l’inflazione, la lotta alla povertà, l’emergenza climatica, la crisi ambientale e della biodiversità, la questione energetica, la creazione di posti di lavoro. Non certo la concessione di favori politici a categorie che perseguono interessi in conflitto con quelli della collettività.
LAC e le associazioni Enpa, Lav e Lipu
DOVE SIAMO

Sede Legale:                        Via Ernesto Murolo 11  00145 Roma

 

Iscriviti alla Newsletter

LAC Lega Abolizione Caccia © 2024. All Rights Reserved.                                                   

C.F. 80177010156

IBAN: IT74 C030 6909 6061 0000 0119 336
BIC BCITITMM

oppure
Conto Corrente Postale: 31776206
torna