Lupo – declassamento della sua protezione
Alla fine la lobby degli allevatori sostenuta dietro le quinte da quella degli sparatori ha avuto ancora una volta la meglio, ed è riuscita a ottenere una «sentenza» vergognosa che metterà sicuramente presto fine a una storia che sembrava bellissima: quella del ritorno del lupo in buona parte degli areali dai quali la caccia lo aveva cancellato.
Sembrava per sempre. Invece questo splendido predatore ha dimostrato anche di essere incredibilmente resiliente, e in particolare in Italia, a partire dagli anni Settanta – quelli del prima protezione formale nel nostro Paese – le microscopiche popolazioni sopravvissute in Calabria e sui monti dell’Abruzzo (allora si stimarono non più di 150 esemplari) hanno ripopolato tutto lo stivale e poi la Francia meridionale.
Il suo ritorno ha rappresentato anche l’unica opportunità naturale e senza controindicazioni di controllo delle popolazioni di cinghiale, ma gli allevatori di montagna, abituati da decenni a lasciare greggi e mandrie incustodite in un habitat desertificato, non hanno digerito la necessità di pagare ogni tanto un piccolo interesse agli antichi e primi abitatori dei territori occupati.
Non lo ha digerito neppure la traballante presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen, scandalizzata dal fatto che i lupi avessero osato pranzare con uno dei suoi cavalli e subito pronta a insinuare la necessità di un cambio di rotta.
Cambio che è puntualmente arrivato, perché il comitato permanente della Convenzione di Berna (la Convenzione sulla conservazione della fauna selvatica e dell’ambiente naturale in Europa, teoricamente una zona franca per la natura in pericolo, concretamente un terreno operativo di lobbysti alle prese con esperti probabilmente ben disponibili a farsi comprare) ha traslocato la specie Canis lupus dall’allegato due della Convenzione, quella che elenca gli animali rigorosamente protetti, all’allegato tre riservato a quelli semplicemente protetti.
La decisione entrerà in vigore tra tre mesi, a meno che non vi si opponga un terzo delle Parti della Convenzione di Berna, pari a 17. Uno scenario purtroppo improbabile, perchè la proposta di declassamento adottata il 3 dicembre è stata approvata con una maggioranza di oltre due terzi, sostenuta dall’Unione Europea e da Andorra, Armenia, Georgia, Islanda, Norvegia, Macedonia, Moldavia, Liechtenstein, Serbia, Svizzera e Ucraina.
Trascorsi tre mesi la Commissione Europea potrà proporre una modifica dello status di protezione del lupo all’interno della Direttiva Habitat. Perché sia effettiva c’è bisogno ancora di una serie di modifiche a norme e regolamenti sottostanti, a cominciare proprio dalla Direttiva Habitat che sottopone ancora il lupo a un regime di tutela «rigoroso» sulla quale vigileremo e proporremo ogni strumento utile al contrasto delle uccisioni dei Lupi.
Questo declassamento porterà sicuramente – è una facile previsione, perché la richiesta è stata ribadita più e più volte da tanti esponenti della politica anche in Italia – a un via libera agli abbattimenti mascherati da un termine asettico – «contenimento» – che annuncia fucilate in abbondanza contro chi osa predare il bestiame domestico.
Il signor Fugatti in Trentino ha sicuramente già qualche delibera pronta nel cassetto, ma di piccoli Fugatti e di grandi interessi agricoli, zootecnici e venatori è piena l’Europa.
Non è ancora chiaro se sia stato ucciso.
Il forte sospetto però è che sia un vile atto di bracconaggio che, se fosse confermato, sarebbe uno degli effetti perversi del declassamento del lupo deciso ieri dalla Convenzione di Berna.