Legge spara-tutto, il dl Agricoltura in arrivo sarà un disastro per animali, ambiente e democrazia
Poter contare su un’ampia maggioranza, a volte, non basta. Così, gli stravolgimenti previsti dalla proposta di legge sparatutto del prode Francesco Bruzzone hanno provocato qualche mal di pancia nella commissione Agricoltura.
Dato però che bisogna fare in fretta per poter garantire soddisfazione alle doppiette che hanno spedito in Parlamento questo esponente della Lega – efficace portavoce della categoria – l’efficace Bruzzone ha pensato bene di seguire una strada già percorsa altre volte in passato dai suoi predecessori, dato che sarà fondamentale poter iniziare la prossima stagione venatoria togliendo di mezzo i fastidiosi controlli, le limitazioni al numero delle specie cacciabili e delle stesse giornate di caccia – che potranno diventare sette su sette – e molti altri “paletti”, compreso il divieto di sparare nelle aree protette.
Si chiama dl Agricoltura, un decreto legge che conterrà di tutto e di più e che tecnicamente non avrebbe nessuna relazione con la caccia, ma per ottenere l’effetto desiderato basterà riempirlo di emendamenti, già annunciati proprio da Bruzzone e da chi come lui siede in Parlamento col solo scopo di rendere legale quello che oggi si chiama bracconaggio, e aspettare il quasi certo voto di fiducia che il governo chiederà su un’accozzaglia di norme strampalate che nessun parlamentare avrà letto.
Lo stratagemma per evitare lunghe discussioni e possibili affossamenti c’è, sarà sicuramente usato e dimostrerà ancora una volta la volontà di questo esecutivo di risolvere lo scocciante problema del dibattito parlamentare che rischia, a volte, di mandare al macero le cambiali elettorali firmate prima del voto.
Tutto già visto, non solo col governo Meloni, ma decine e decine di altre volte, sostanzialmente ogni anno, con le liberalizzazioni venatorie illegali decise dalle regioni e sistematicamente combattute (e nella maggior parte dei casi azzerate) dalla lunghissima battaglia legale della LAC, che salvano milioni di vite animali.
Non dimentichiamo poi il progetto di azzeramento dei controlli – un’idea molto concreta, degna del democraticissimo esecutivo ungherese – coltivato da un altro lobbista in questo caso molto ben piazzato nella truppa meloniana, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, pronto a mettere direttamente sotto il controllo del suo ministero (scippandolo a quello dell’Interno) quei carabinieri forestali che danno tanto fastidio denunciando sistematicamente i suoi elettori (compreso qualche consigliere regionale lombardo) per bracconaggio, uccellagione e manipolazione di sigilli.
Il problema che si sta concretizzando ora è che il governo sta, neanche troppo lentamente, erodendo proprio quelle leggi quadro che vengono violate con la deregulation venatoria, creando una situazione che finirà per rendere inutile qualsiasi ricorso alla giustizia amministrativa.
Ci chiediamo non solo cosa stanno facendo le opposizioni, ma cosa stanno percependo i cittadini di questa devastazione.
Le manovre incostituzionali in atto in campo venatorio ci metteranno automaticamente fuori dall’Europa e dalle direttive a tutela dell’ambiente e della fauna selvatica, e sembra che non ci sia la minima contezza di quello che gli emendamenti Bruzzone causeranno: mezzo milione di fucilieri avrà campo libero per abbattere qualsiasi cosa in qualsiasi momento, e per farlo ancora meglio verrà di fatto cancellata ogni limitazione al possesso e al commercio dei richiami vivi, spalancando le porte a un gigantesco mercato che oggi è almeno clandestino.
Prima che con qualche emendamento a un dl Agricoltura si abolisca anche la possibilità di esprimere la propria opinione e di denunciare pubblicamente il saccheggio della lobby venatoria, è importante dire basta.
Bisogna mandare a governo e Regioni il nostro “no, non nel mio nome”. Magari firmando la petizione online lanciata da Il Fatto Quotidiano.