Il Consiglio di Stato, con sentenza Sez. III, 5 novembre 2018, n. 6240, ha respinto definitivamente il ricorso presentato dai capannisti contro i provvedimenti di revoca degli appostamenti fissi sul Lago d’Iseo prospicienti alla Riserva naturale delle Torbiere del Sebino, confermando la sentenza T.A.R. Lombardia, BS, Sez. II, 1 settembre 2017, n. 1076 di primo grado.
Un’altra vittoria della giustizia contro l’arroganza e la protervia dei cacciatori, dopo una lunga battaglia che le associazioni ambientaliste Lega per l’Abolizione della Caccia e Gruppo d’Intervento Giuridico onlus hanno combattuto a colpi di solleciti ed esposti alla Magistratura e alle Amministrazioni pubbliche competenti e dopo l’intervento della Commissione europea, che ha voluto verificare l’applicazione della direttiva Habitat su nostra richiesta, l’Ufficio territoriale regionale di Brescia aveva revocato una parte degli appostamenti di caccia che cinturano l’area naturale protetta con una barriera mortale, illegale e inconcepibile.
Contro questa decisione sono insorti i proprietari di questi appostamenti che ora hanno incassato una nuova, definitiva sconfitta.
Elemento centrale e fondamentale è stata la conclusione negativa della necessaria procedura di valutazione d’incidenza ambientale (V.Inc.A.), avviata su impulso della Commissione europea(procedura di indagine EU Pilot 6730/14/ENVI) e conclusasi positivamente, ma con condizioni così incisive da imporre l’allontanamento dei capanni-bunker di caccia dai confini dell’area naturale protetta; “le dette prescrizioni consistono essenzialmente nella richiesta di annullamento dell’autorizzazione per il capanno 21717 (in quanto posto lungo un corridoio di transito dell’avifauna) e nell’allontanamento dei restanti capanni a lago dai confini della Riserva, prescrivendo, in particolare, un’area di rispetto di 1000 m. dal confine a lago della Riserva”.
La battaglia per l’effettiva tutela della Riserva naturale, però, è ancora aperta perché attorno alle Torbiere esistono ancora molti, troppi appostamenti terrestri la cui esistenza contrasta con la normativa comunitaria, recepita dal nostro Paese, che prevede una approfondita valutazione dell’incidenza complessiva di tutte le attività capaci di influire sulla conservazione dei Siti Natura 2000, così come sono tante le irregolarità ambientali denunciate dalle associazioni compiute dagli oltre 7.500 appostamenti fissi di caccia presenti nella Provincia e finora cadute nel vuoto.
Con il pronunciamento del Consiglio di Stato si auspica un’azione finalmente decisa e concreta per la salvaguardia dell’area naturale protetta, a iniziare dalla ripresa di quella vigilanza volontaria inopinatamente sospesa da tempo dai vertici dell’Ente di gestione della Riserva naturale, che per anni ha permesso efficaci controlli ambientali praticamente a costo zero.
Lega per l’Abolizione della Caccia Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
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Bresciaoggi