Come commentare le indagini della Procura della Repubblica che investono l’Ufficio caccia Territoriale Regionale e l’Amministrazione provinciale di Brescia, in materia di abbattimento di cinghiali da parte di cacciatori privati in periodi e zone vietate all’attività venatoria?
Per la Lega per l’Abolizione della Caccia (LAC) e Legambiente Franciacorta “errare è umano, ma perseverare è diabolico”.
– Esiste una norma statale (art. 19 legge 157/92), che stabilisce che i coadiuvanti della Polizia provinciale – che deve essere presente sul posto – possono essere eventualmente solo i conduttori o i proprietari dei fondi interessati (muniti di licenza); dunque squadre di cacciatori o privati cacciatori che non siano conduttori del terreno ove si svolge in primavera o estate la battuta non possono partecipare, men che meno in assenza sul posto di guardiacaccia pubblici dipendenti;
– Ben quattro sentenze della Corte Costituzionale hanno ribadito il concetto;
– Una Legge regionale della Lombardia, per analoghe illegittimità, è stata impugnata dallo scorso Governo ed è anch’essa all’esame della Consulta;
– Il Tar ha accolto pochi giorni fa l’stanza dei legali della LAC sul decreto di marzo con cui la Regione aveva autorizzato il controllo del cinghiale sul territorio provinciale di Brescia.
– La licenza di caccia abilita solo a portare l’arma da caccia nei periodi consentiti all’attività venatoria.
In conseguenza, chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Brescia, 16.06.2018
Ufficio stampa LAC – Lega Abolizione Caccia Lombardia
Foto: Bresciaoggi(17 giugno 2018)