Dell’attenta e scrupolosa amministrazione hanno fatto strazio con l’approvazione in Consiglio Provinciale ddl 230/XV
“Attuazione dell’articolo 16 della direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e della flora e della fauna selvatiche: tutela del sistema alpicolturale”, proponente assessore Michele Dallapiccola!
Trento, 5 luglio 2018
Non avevamo dubbi!
Non era possibile dubitare che il ddl 230/XV ammazza lupi e orsi venisse approvato in Consiglio Provinciale nella seduta odierna.
A – Questa legge è inutile: le attuali norme prevedono già in determinate gravissime situazioni di procedere con il fucile, con il parere dell’ISPRA e l’autorizzazione ministeriale, a patto che tutto un elenco di azioni siano state compiute, ma qui si vuole arrivare alla soluzione 20, l’estrema, quando le altre 19 non sono state neppure abbozzate, e non avendo cura di parere ISPRA e via libera ministeriale.
B – Questa legge è incostituzionale in quanto la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato e, in materia ambientale, è lo Stato ad essere competente. Questa legge è ostile alla Direttiva Habitat, cui finge di dare attuazione, contrasta con tutte le norme nazionali ed europee in merito, farà subire all’Italia procedure d’infrazione e pagare multe, ma questo poco importa ai consiglieri che hanno votato a favore, tanto saranno tutti i cittadini, anche quelli che detestano l’autonomia speciale con i suoi privilegi ingiustificati, a pagare.
C – Questo modo di agire: “il prelievo”, cioè uccidere animali preziosi e fondamentali per la salubrità ambientale quali lupi e orsi, oltre che crudele, è perfettamente inutile per raggiungere lo scopo che si prefigge, anzi peggiorerà nettamente la situazione, come tutte le evidenze scientifiche dimostrano. Bisogna dire chiaramente, però, che è proprio quello che vuole la congrega degli sparatori.
Abbiamo partecipato alle audizioni in Terza Commissione, abbiamo partecipato agli incontri del Tavolo di Partecipazione e Informazione e, in tutte queste occasioni, che hanno visto tutte le associazioni ambientaliste e animaliste compatte sulla medesima posizione, abbiamo chiarito con ampia e seria documentazione, e proposto quale fosse la strada virtuosa realmente ecocompatibile da percorrere. Inascoltati. Solo le posizioni di chi suggerisce gli spari sono valutate con attenzione.
I lupi sono organizzati in nuclei famigliari composti di solito da una coppia con prole, non si espandono all’infinito, c’è un limitato numero di famiglie che un territorio possa ospitare, raggiunto quello, si stabilizzano in perfetto equilibrio naturale. Quando le fucilate di chi non ha altri modi di rapportarsi al suo ambiente, distruggono la gerarchia familiare, i singoli individui superstiti si rivolgeranno a prede più facili e il bestiame domestico incustodito è certamente una preda più facile degli erbivori selvatici, in seguito il territorio rimasto libero sarà occupato da un nuovo gruppo familiare.
L’invito a raccogliere le informazioni più autorevoli in merito, insieme alle esperienze di chi ha affrontato il ritorno del lupo da molto prima di noi o di chi non ha mai cessato di confrontarsi con la sua presenza, non è stato raccolto.
In Piemonte (Alpi occidentali, cioè montagna) hanno lupi da più di vent’anni eppure conducono allevamenti con soddisfazione economica, non certo per hobby; in Italia centrale (Appennini, cioè montagna) non hanno mai smesso di convivere con i lupi e di prendere le misure necessarie per proteggere il bestiame, ma questi esempi non contano: le montagne degli altri evidentemente sono in discesa mentre solo le montagne del Trentino Alto Adige/Südtirol sono in salita!
Ci sono in Italia, anche nella nostra provincia, allevatori di ampie vedute che sono disposti a utilizzare le recinzioni, l’aiuto dei cani da guardiania e a tollerare la perdita di qualche capo, del resto puntualmente risarcito, pur di avere il privilegio di potersi fregiare del titolo di amici della fauna selvatica e dell’ambiente naturale ben custodito. I turisti, le persone assennate che hanno a cuore la salute di ambiente, uomini e animali (e l’una senza l’altra non è possibile) apprezzano queste situazioni ambientali d’eccellenza. Ma i consiglieri hanno preferito non informare a sufficienza i loro rappresentati e li hanno sollecitati verso le soluzioni più sfavorevoli e sanguinarie, non rendendo loro un buon servizio.
Il buon amministratore dovrebbe fornire le soluzioni, preferibilmente legali, basate su esperienze documentate e scientificamente rigorose invece di sollevare gli animi più turbolenti a reazioni illegittime. In qualche momento sia in Consiglio, sia nelle altre occasioni di dibattito, abbiamo ascoltato giustificazioni compiaciute degli atti di bracconaggio e quasi delle aspettative in merito a soluzioni non esattamente nell’alveo della legalità.
In questo Consiglio Provinciale la maggioranza si è spaccata ed ha ottenuto consenso solo dai banchi dell’opposizione. Chi ha manifestato contrarietà a questo provvedimento argomentando con ottime e documentate dissertazioni si è, però, purtroppo, limitato ad astenersi. Un unico consigliere ha votato contro: il consigliere Filippo De Gasperi dei Cinque Stelle e a questo coraggio, coerenza e onestà intellettuale rendiamo omaggio.
Ci riserviamo di adottare le più opportune iniziative di mobilitazione per contrastare l’azione sanguinaria del Consiglio provinciale di Trento per vili scopi elettorali.
Attendiamo con fiducia l’ovvia impugnazione del Governo centrale di una legge tanto mal scritta, disorganica e arrogante.
Un’altra pagina poco onorevole per questa provincia è stata scritta e il biasimo di tutto il mondo ricade su questi personaggi che della scienza e dell’attenta e scrupolosa amministrazione fanno strazio.
I cittadini chiedono buona amministrazione e gestione equilibrata dei grandi predatori e dei selvatici in generale, come dimostrano le 250.000 firme che abbiamo raccolto in questi anni con le petizioni online in favore degli animali.
I cittadini si dichiarano anche stufi di una gestione delle prerogative dell’autonomia speciale fatta di collezionismo di privilegi arbitrari, come dimostrano le 35.000 firme di una petizione che chiede lo scioglimento del Consiglio provinciale di Trento per comportamento ignobile.
Grazie per l’attenzione
Dott. Caterina Rosa Marino
Francesco Mongioì
LAC Trentino Alto Adige/Südtirol