LAC, LAV, ENPA, LIPU ricorrono al TAR contro la Regione Lombardia in merito all’abbattimento di volpi a Brescia

Comunicato stampa, Milano- 01.07.2017

La Lac, Lega per l’abolizione della caccia, la Lav, Lega antivivisezione, l’Enpa, Ente nazionale protezione animali e la Lipu, Lega italiana per la protezione degli uccelli sono le associazioni che hanno presentato in queste ore un ricorso al Tribunale amministrativo regionale chiedendo l’annullamento, previa sospensione, del decreto regionale n.3276 del 23.03.2017 che ha autorizzato per 5 anni, 365 giorni all’anno e senza limiti orari ,  i cacciatori bresciani all’abbattimento delle volpi, adulti e cuccioli.

La strada giudiziaria si è resa necessaria a fronte di un provvedimento che lascia allibiti: la Regione Lombardia ha avvallato in blocco tutte le richieste dell’Ambito Territoriale di Caccia  facendole proprie , dimostrandosi finora sorda alla mobilitazione popolare nata in seguito al decreto regionale.

L’udienza relativa al ricorso è calendarizzata a fine luglio;  intanto è necessario ricordare che il massacro sta avvenendo sulla base di dati inesistenti: la consistenza della popolazione di volpi nel Bresciano è sconosciuta, non esistono motivazioni sanitarie o di sovrappopolazione e i risarcimenti richiesti per danni alle colture agricole e agli allevamenti sono pari a zero. Le uccisioni in atto non hanno fondamento scientifico o motivazione se non quella, tutta da dimostrare visto che non ci sono dati, di garantire ai cacciatori soci dell’Atc qualche fagiano o lepre in più da abbattere durante la stagione venatoria. 

L’unica verità scientifica è invece rappresentata dal fatto che questo canide,  predatore naturale di ratti e topi, ha comportamenti territoriali, cosicché  i “vuoti” artificiali lasciati da cacce irregolari possono essere compensati da giovani provenienti da aree confinanti in cerca di nuovi territori da occupare.

Il decreto regionale impugnato ha autorizzato diversi  cacciatori ad aggirarsi anche singolarmente, di notte, muniti di fari, autovetture e armati di fucili senza la presenza fisica, e quindi il controllo, degli agenti della Polizia Provinciale, in contrasto con la legge quadro nazionale (157/92, art.19) che non permette ai cacciatori di prendere parte agli abbattimenti coadiuvando gli agenti venatori pubblici, a meno che non siano proprietari o conduttori del fondo sul quale si attua il piano. Peraltro la  licenza di caccia non abilita a controlli armati illegittimi che implicano il porto del fucile o della carabina in periodo di chiusura generale dell’attività venatoria

Il decreto amministrativo prevede inoltre la pratica degli abbattimenti in tana, la cui attuazione prevede la morte delle volpi spesso per sbranamento, la morte dei cuccioli abbandonati nelle tane per inedia o anch’essi sbranati dai  cani. I cacciatori incitano infatti i loro cani addestrati ad infilarsi nelle tane e ne nascono combattimenti sanguinosi ingaggiati dalle madri nel tentativo di difendere i piccoli.

Sono state raccolte in queste settimane, attraverso la petizione lanciata dalla Lac (sulla piattaforma di change.org «Fermiamo subito il massacro della volpe in tana»), oltre 78.000 firme di protesta, ma nonostante appelli, interrogazioni regionali, parlamentari e interventi di esperti, la Regione continua ad accontentare una minoranza armata in via di estinzione annoiata dal silenzio venatorio, e a far infuriare la maggioranza dei cittadini contrari a queste barbare e ingiustificate uccisioni.

 

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