LOMBARDIA: APPROVATO MAXI CONDONO PER I BRACCONIERI.
TUTTI I CITTADINI LOMBARDI COSTRETTI A CONTRIBUIRE CON I LORO SOLDI ALLO SCAMBIO DI FAVORI TRA POLITICA E CACCIATORI. LA TUTELA DEL BENESSERE ANIMALE E’ SOLO UNA PRESA IN GIRO
Ennesima pagina buia di una Regione sempre più asservita alla peggiore espressione del mondo venatorio. E’ una norma incostituzionale. Intervenga la Commissione Europea.
Nella giornata di ieri il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato una modifica della Legge regionale 26/1993 che consentirà, in violazione della legge nazionale, di sostituire gli anelli inamovibili dei richiami vivi con delle fascette di plastica.
Cosa ancor più grave è la motivazione, palesemente falsa, posta a supporto della norma, ovvero tutelare il benessere animale. In realtà, l’unico obiettivo è concedere una sanatoria per i cacciatori che detengono illegalmente uccelli utilizzati come richiami vivi provenienti da catture.
Questa norma, in palese contrasto con i principi costituzionali ed europei, comporterà gravi ripercussioni non solo a danno della biodiversità ma anche dell’economia e della salute pubblica ed esporrà i cittadini di tutta Italia (non solo i cacciatori) al serio rischio di pagare pesanti sanzioni economiche inflitte dall’Europa.
In Lombardia i cacciatori sono ossessionati dalla caccia ai piccoli uccelli effettuata da appostamenti fissi (i cosiddetti capanni), che prevede l’utilizzo di uccelli, definiti “richiami vivi” perché hanno il compito di “cantare” per attirare i loro simili verso le fucilate per poi essere destinati alla realizzazione di ricette come lo spiedo bresciano o la polenta e osei.
La legge consente l’utilizzo di questi richiami, che sono costretti a vivere per tutta la vita in minuscole gabbie e ad essere sottoposti a manipolazioni e stress, solo a patto che sia accertata la loro provenienza da allevamento attraverso l’apposizione di un anello metallico al momento della nascita, essendo vietata la cattura di uccelli allo stato selvatico, cosa che in passato avveniva frequentemente per mezzo dei cosiddetti roccoli.
La domanda di uccelli da richiamo (soprattutto Torti bottacci, Tordi sasselli e Cesene) è enorme e viene soddisfatta attraverso la cattura illegale di uccelli selvatici, sia allo stato adulto, sia direttamente dai nidi. Spesso questi nidiacei vengono illegalmente importati dall’estero per poi essere conferiti ad alcuni allevatori che muniscono gli uccelli di anelli contraffatti per poi immetterli sul mercato come se fossero richiami vivi autorizzati, così ricavando ingentissimi profitti.
Queste pratiche illegali sono ancora molto diffuse, come testimoniato dalle moltissime operazioni condotte dai Carabinieri Forestali e dalle altre forze di polizia, da ultimo il sequestro di 559 uccelli appena nati illecitamente importati dalla Polonia.
Un’ulteriore grave decisione è stata presa dal Consiglio Regionale lombardo con la deliberazione del divieto di caccia ad un ridottissimo numero valichi alpini, a fronte della necessaria istituzione e tutela di oltre 30 punti di passaggio della fauna migratoria già individuati sulla base di dati scientifici, dati storici e piani faunistici noti da decenni, un ulteriore catastrofico danno alla biodiversità, non solo Regionale, perpetrato per un pugno di voti. Questa ultima decisione in barba alle vittorie LAC presso TAR, Consiglio di Stato e Corte Costituzionale
Alla luce di questa gravissima situazione, la Regione Lombardia, piuttosto che sostenere le forze di polizia nella loro attività di contrasto ai criminali, continua da anni ad approvare norme che perseguono la finalità esattamente contraria.
I cacciatori che siedono in Consiglio regionale sono in palese conflitto di interessi, alcuni con precedenti denunce proprio per illeciti commessi nella gestione degli uccelli da richiamo. Proprio questi consiglieri sono i sostenitori di continue proposte di leggi mirate esclusivamente a tutelare la loro casta. Senza tener conto del ruolo istituzionale a cui sono chiamati, ovvero la tutela di valori costituzionalmente protetti come la biodiversità.
Questa inaccettabile ed egoistica espressione del potere ha già portato nel corso degli anni i cittadini lombardi a subire gli effetti di condanne inflitte alla regione e di assistere all’attività di organi legislativi regionali che si occupano di questioni venatorie come se fossero le uniche emergenze di un territorio che invece è sempre più schiavo del cemento e dell’agricoltura intensiva, soffocato e avvelenato dall’aria più inquinata d’Europa.