MANIFESTAZIONE CINGHIALI: DA COLDIRETTI ESIBIZIONE DI COLOSSALE IGNORANZA DEI PROBLEMI DI GESTIONE FAUNISTICA PER CERCARE VISIBILITA’. LA POLITICA ASCOLTI IL MONDO SCIENTIFICO E NON AGISCA SULL’ONDA DEGLI UMORI DELLA PIAZZA.
Le proposte di Coldiretti in merito alla gestione dei cinghiali, che inneggia al libero far west, con i soliti, inutili e dannosi stermini, sono nel migliore dei casi scomposte e dilettantistiche, che ripercorrono le solite politiche antiche, contrarie al mondo scientifico e che sono già applicate da oltre 20 anni con un evidente peggioramento della situazione.
È ormai noto che più caccia con meno regole ai cinghiali aggrava enormemente i danni.
Il mondo agricolo non può chiamarsi fuori dalle responsabilità delle mala-caccia, condannata peraltro dal mondo scientifico e dalla stesso ISPRA.
La causa è da ricercarsi nella cattiva gestione che ha prima introdotto (ove erano assenti) i cinghiali sul territorio negli anni ’70, e successivamente destrutturato – e continua a farlo – le relative popolazioni aumentandone il numero degli esemplari più giovani, meno “esperti” a ricercare alimentazione nelle aree naturali o seminaturali non coltivate. Sui danni della caccia e degli abbattimenti, dell’aumento della prolificità della specie per compensare le perdite, della poliandria e poliginandria, della dispersione del branco vi sono ormai numerosi studi scientifici.
La politica e le istituzioni, anziché rincorrere gli umori di certe piazze inizi proprio dal mondo scientifico e dalla applicazione della legge nazionale 157 del 92 che obbliga all’utilizzo dei metodi ecologici e prioritari, tra cui i numerosissimi strumenti di prevenzione, anche in merito alla sicurezza stradale.
Ci si ostina a pensare alla gestione faunistica in termini semplicistici e quasi banali, concentrandosi sugli animali, senza considerare mai le cause che spingono questi ungulati a spingersi nelle città. Solo agendo su queste ultime si potrà ottenere un risultato.
Ci rendiamo conto che si tratta di una situazione complessa, poiché molte sono le cause: oltre alla caccia in braccata e al bracconaggio, c’è la questione rifiuti, il disturbo causato proprio dagli abbattimenti nelle aree extraurbane, la presenza di grande degrado ambientale.
Non è certo con soluzioni approssimative, che si può gestire scientificamente ed efficacemente la fauna.
8 Luglio – LAC-Lega per l’Abolizione della Caccia, LIPU ed ENPA