LAC E WWF: RICORSO AL TAR CONTRO IL PIANO DI CONTROLLO DEL CINGHIALE NELLE MARCHE
Ancona, li 15 Luglio 2018
Lunedì 16 Luglio, l’Avv. Tommaso Rossi del Foro di Ancona, per conto delle associazioni LAC e WWF, notificherà il ricorso al TAR contro il Piano di controllo regionale del cinghiale 2018/2023 approvato dalla Regione Marche e che aveva già ricevuto parere sfavorevole sia da parte dell’ISPRA che delle Polizie Provinciali. Malgrado ciò, l’assessore regionale alla caccia Pieroni e la Giunta Ceriscioli avevano ugualmente varato il Piano, con la solita motivazione di ridurre i danni procurati dai cinghiali alle coltivazioni agricole.
Fra le ragioni del ricorso c’è il fatto che il Piano contiene dei chiari profili di incostituzionalità, essendosi ispirato ad altri piani “cinghiale” di altre Regioni, come la Liguria, il Veneto e il Friuli – Venezia Giulia, che sono stati già annullati da ben 4 Sentenze della Corte Costituzionale, in quanto prevedevano l’impiego di cacciatori o altri soggetti privati, diversi dalle guardie delle province e dai conduttori dei fondi interessati muniti di regolare licenza di caccia (questi ultimi in eventuale ausilio delle guardie provinciali medesime).
Ma ci sono altri aspetti critici del Piano evidenziati dall’ISPRA, come il controllo numerico di una specie, che rappresenta una deroga alla legge nazionale sulla caccia e non può quindi assurgere a “regola” consolidata, inserendolo oltretutto in un piano quinquennale.
L’ISPRA poi rileva carenze sulle modalità e tecniche di stima della popolazione del cinghiale, da cui poi deriverebbe la programmazione stessa del controllo e quindi mette in dubbio l’effettiva consistenza e distribuzione della specie sul territorio. Le informazioni fornite e contenute nel piano, inoltre, non permettono di capire se gli interventi di abbattimento realizzati abbiano effettivamente contribuito a ridurre il numero dei cinghiali in un dato territorio e quindi a contenere i danni lamentati.
L’Istituto evidenzia come da un lato l’analisi dei danni e degli impatti determinati dai cinghiali sia molto ben illustrata in una chiara cartografia, mentre invece la stessa cosa non viene fatta per quanto riguarda la distribuzione dei prelievi in caccia e in controllo e quindi non è chiaro se la caccia sia stata concentrata e mirata effettivamente in quelle aree dove la presenza del cinghiale sia maggiore e dove i danni da loro prodotti siano più rilevanti.
Infine, in merito alle tecniche di abbattimento, l’ISPRA critica fortemente l’utilizzo, quasi esclusivo, del metodo della “braccata” con cani da seguita, in quanto essa non assicura la selettività del prelievo e può quindi determinare impatti su altre specie come il Capriolo e il Cervo e favorire l’erratismo dei cinghiali su un territorio più ampio, con conseguente aumento dei danni alle colture e dei rischi di incidenti stradali.
Lo dimostra il fatto che in Provincia di Macerata, dove la tecnica della braccata è stata ampiamente utilizzata, non ha prodotto alcun decremento del numero dei cinghiali e dei danni ad essi associati. Per tali motivi l’ISPRA ritiene che la tecnica della braccata debba essere esclusa negli interventi di controllo del specie del cinghiale a beneficio di altre tecniche come la girata con un solo cane limiere, il prelievo selettivo da appostamento con carabina e le catture con gabbie/trappole e chiusini.
Danilo Baldini
Delegato LAC
Sezione Marche