30 Giugno 2022

Sono ancora una volta il totale disprezzo delle ragioni dell’etologia e l’esclusivo interesse verso un sola e piccola parte del bacino elettorale a guidare le scelte della Regione Lombardia nel campo della cosiddetta gestione della fauna selvatica.

Al centro delle ultime follie dell’assessore all’Agricoltura Fabio Rolfi c’è la famosa e presunta, oltre che creata e perpetuata, emergenza cinghiali, aggravata secondo la Regione dal progredire dell’epidemia di peste suina.

In sintesi, la risposta a un problema sanitario che richiederebbe di evitare qualsiasi movimentazione di animali e materiali organici è rappresentata da una caccia selvaggia al cinghiale, che al contrario comporta appunto la produzione e la movimentazione non solo di carcasse e sangue, ma anche l’ulteriore dispersione sul territorio di esemplari e gruppi che se non perseguitati da cani, veicoli in movimento e fucilate ogni giorno, ogni notte e in ogni luogo, come previsto da provvedimento di Rolfi, resterebbero al contrario ancorati al territorio già occupato.

Non sono i cinghiali il brodo di coltura e lo strumento di diffusione della peste suina: lo sono gli allevamenti intensivi di maiali in cui enormi quantità di esemplari sono ristretti in spazi ridottissimi e in condizioni igieniche spaventose, e lo sono i commerci illegali di carni infette, di animali di allevamento e di selvaggina, che continuano regolarmente a partire dai Paesi dell’Est Europa.

E non è appunto l’ulteriore produzione di carcasse avallata dalla campagna anti cinghiali della Regione a rappresentare un risposta all’attuale problema sanitario.

Siamo semplicemente di fronte a una scelta coerente con un fenomeno creato e pilotato e con la politica gestionale correlata: la diffusione del cinghiale va fatta risalire a decenni di immissioni illegali e da tanti casi di foraggiamento clandestino gestiti direttamente dai cacciatori (ora consentito per la caccia di selezione), e la risposta della Regione, o meglio la vera volontà politica di Palazzo Lombardia, è diventata chiara a tutti con l’invenzione della filiera caccia-supermercati, con il via libera alla commercializzazione delle carni degli animali abbattuti.

Questa ennesima follia va fermata e subito, proprio per eliminare un ulteriore possibilità di diffusione dell’epidemia e per proteggere tutta la fauna selvatica, già gravata dagli effetti enormi di una siccità senza precedenti e ora minacciata anche da una invasione di campo armata senza alcun limite di orario.

 

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