Ennesima sconfitta della Regione Lombardia in materia di caccia
Accolta l’istanza della LAC, Lega Abolizione Caccia: il Tar sospende le giornate integrative da capanno (decreto di giunta regionale dello scorso 22 settembre): oltre alle tre giornate di caccia settimanali per ciascun cacciatore non se ne potranno fruire altre per abbattere gli uccelli migratori.
Abbiamo dato una nuova spallata a furbizie e illegalità, e lo abbiamo fatto grazie alla forza del diritto, della scienza e del buonsenso. Grazie all’ennesima battaglia aperta nelle aule della giustizia amministrativa dall’avvocato Claudio Linzola, la Lega per l’abolizione della caccia è riuscita a fermare un altro degli innumerevoli tentativi di deregulation venatoria attuati dalla Regione Lombardia, impedendo almeno fino alla fine del mese in corso, il più importante per l’avifauna in viaggio verso Sud, una moltiplicazione della strage degli uccelli migratori.
Il presidente della sezione quarta del Tar per la Lombardia (decreto n.1224 del 01.09.2020) ha infatti accolto l’istanza di sospensione cautelare del decreto di giunta dello scorso 22 settembre con cui la Regione, come sempre infischiandosene del parere dell’Ispra, aveva introdotto all’ultimo minuto, la possibilità in Lombardia di alcune giornate di caccia in più alla selvaggina migratoria da appostamento fisso: da aggiungere alle tre già possibili fino alla fine di novembre.
La sospensiva è del primo ottobre, e il Tar entrerà nel merito del ricorso il 28 ottobre. Nel frattempo moltissimi uccelli potranno continuare il loro viaggio con minori probabilità di essere presi a fucilate, perché la magistratura amministrativa ha riconosciuto la bontà delle nostre argomentazioni. Innanzitutto convenendo rispetto al disinteresse manifestato verso le prescrizioni dell’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale, che aveva sottolineato il forte impatto della caccia nel cuore della migrazione stagionale e l’assenza di punti di riferimento rappresentati dai dati sui prelievi, inesistenti, che dovevano essere ricavati dai tesserini venatori.
Nel proprio ricorso la L.A.C. ha ipotizzato l’esistenza nel decreto della giunta regionale di difetti di istruttoria e di motivazione, oltre al manifestarsi di un eccesso di potere e di un violazione del principio di precauzione, e ha per ora visto accolte le proprie ragioni sconfiggendo l’arroganza di Palazzo Lombardia, sempre in prima fila nel regalare a pochi eletti la possibilità di saccheggiare un patrimonio di tutti: la fauna selvatica.
Milano, 02.10.2020
Ufficio Stampa LAC Lombardia