Report Ispra sulla caccia: oltre 6 milioni di uccelli uccisi mediamente in ogni stagione venatoria di circa 4 mesi.
È stato pubblicato il report di ISPRA “La pressione venatoria sull’avifauna italiana dal 2017 ad oggi”, basato sull’analisi dei dati di abbattimento estrapolati dai tesserini venatori dalla stagione 2017/2018 alla stagione 2022/2023, in ottemperanza agli obblighi derivanti dalla Direttiva “Uccelli” 2009/147/CE.
I risultati dell’analisi dei tesserini venatori regionali frettolosamente condotta da ISPRA, nonostante i dati degli abbattimenti (quelli effettivamente annotati) siano spesso assai parziali o addirittura mancanti da parte di alcune regioni, ci danno un ordine di grandezza circa la quantità di esemplari abbattuti dal 2017 al 2023 nel nostro Paese per ciascuna delle 36 specie di uccelli cacciabili in Italia.
Le cifre sono tali da riconfermare l’impatto consumistico e parassitario della caccia sul nostro patrimonio faunistico, tanto più considerando che la violazione amministrativa più frequentemente contestata in questo campo, oltre al rispetto delle distanze di sicurezza, è proprio la mancata annotazione dei capi uccisi.
Citiamo ad esempio alcuni i numeri seppur parziali riferibili alla stagione venatoria 2022/23 perché ci si possa rendere conto,:
– 2.127.152 esemplari uccisi di Tordo bottaccio, specie molto cacciata in Lombardia e Veneto dove viene abbattuto da appostamenti fissi;
– 660.269 esemplari uccisi di Colombaccio, migratore molto cacciato nelle diverse regioni italiane;
– 633091 esemplari di Merlo, migratori e stanziali ;

L’allodola (Alauda arvensis) è un’altra delle specie per la quale si registrano gli abbattimenti più cospicui a livello nazionale (circa 3/400.000 abbattimenti annui dichiarati). Lo stato di conservazione dell’allodola in Europa è allarmante in quanto la specie ha mostrato un marcato decremento di popolazione a livello europeo, come è attestato dai dati raccolti per l’elaborazione del Farmland Bird Index.
Minacciati dalla caccia anche alcuni tetraonidi quali il Gallo forcello e soprattutto la rarefatta Pernice bianca, con preoccupanti numeri -per quest’ultima specie- al di sotto dei duecento capi annui in tutta Italia.

Insomma, milioni e milioni di animali selvatici uccisi per mero divertimento e fra questi il coinvolgimento di specie ancora cacciabili nonostante siano in difficoltà di conservazione; quindi uccisioni doppiamente deleterie. Preso atto di tale drammatica realtà, la politica dovrebbe, quantomeno, meglio contenere e normare questa attività . Invece si legifera continuamente con norme più permissive (es. uso piombo nelle zone umide), in netto contrasto le pur minimali richieste dell’Unione Europea.
E diciamolo, il dato indicato da ISPRA -Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – di oltre 35 milioni di uccelli sparati in questo arco temporale è un dato scomodo, seppur fortemente sottostimato. L’Ente , ormai soverchiato dalle pressioni governative , non a caso è da mesi sotto attacco da parte del mondo venatorio e dei suoi parlamentari di riferimento, uniti al tentativo di metterlo sotto il controllo del Ministero dell’Agricoltura.
Dal canto nostro chiediamo al governo italiano perché continuare su una strada che porta ad un punto di non ritorno, perché contribuire a distruggere l’unico pianeta abitabile dell’universo .
Leggete voi stessi il rapporto ISPRA :