Grazie a nostro ricorso la Regione è stata esautorata dal Tar della Lombardia dalle sue funzioni di vigilanza al divieto di caccia sui valichi interessati dalla migrazione degli uccelli.
I giudici hanno imposto un commissario ad acta che sostituisca Palazzo Lombardia nella individuazione di tutti i valichi della Regione
E’ un’importante vittoria
I valichi Montani sono ambiti dai cacciatori, perché qui vi transitano milioni di uccelli durante la migrazione. Ecco perché è così importante che si rispetti il divieto di caccia, già previsto dalla L.157/92, ma mai applicata per la felicità di ingorde fucilerie…
Il Pirellone ha ignorato e aggirato per decenni sia le disposizioni della legge quadro 157 del 1992, che afferma da sempre l’obbligo di vietare qualsiasi attività venatoria nel raggio di mille metri dai valichi interessati dalla migrazione degli uccelli, sia le sentenze che imponevano il rispetto di questa norma ottenute dalla LAC ad ogni livello della giustizia amministrativa e costituzionale.
Ora, dopo l’ennesimo ricorso presentato dalla nostra associazione, patrocinata dallo studio legale Linzola di Milano, che vivamente ringraziamo, la Regione Lombardia è stata esautorata dalle proprie funzioni.
E’ una decisione clamorosa che a nostro parere sottolinea come non mai la condotta di un’amministrazione regionale che ha sistematicamente mostrato disprezzo nei confronti delle sentenze, disinteresse nei confronti dell’interesse collettivo e quello della tutela della fauna selvatica, per privilegiare esclusivamente quello di una risicatissima minoranza, quella dei cacciatori.
LAC combatte sostanzialmente da sola da decenni la battaglia per la protezione di tutti i colli di bottiglia nei quali, anche a quote molto basse, l’avifauna migratrice si incanala da decine di migliaia di anni, trovando ad accoglierla la fucileria che parte da centinaia e centinaia di appostamenti fissi e da altrettanti vagantisti. Vedi video ⇓
Abbiamo vinto tutte le fasi giudiziarie di questa battaglia, tutte sostanzialmente univoche nel ricordare alla Regione che il divieto di caccia totale in questi corridoi vitali deve essere istituito ovunque essi siano, e non solo nella zona Alpi di maggior tutela e alle quote più elevate o nelle aree già vietate alla caccia, come stabilito dal Pirellone.
L’irricevibile e recente risposta della Regione a tutte queste sollecitazioni giudiziarie è arrivata con l’istituzione, dopo una ulteriore sentenza del TAR della Lombardia dello scorso anno che imponeva di chiudere la pratica valichi in 120 giorni, di alcune nuove zone di protezione, irrisorie rispetto ai siti di interesse esistenti in Lombardia, sempre con l’obiettivo primario di proteggere la caccia e i suoi praticanti.
Adesso sulla vergognosa politica solo filo venatoria di questa amministrazione regionale è caduta un’altra tegola, e a occuparsi dell’individuazione delle aree da proteggere, sulla base di una letteratura scientifica vasta e disponibile da molti anni, non sarà un governo regionale chiaramente inattendibile, ma un ente terzo autorevole ovvero l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ( I.S.P.R.A), che come da dispositivo della sentenza n, 482-2024 “(..)…. provvederà a compiere quanto stabilito nella presente sentenza nel termine di 150 (centocinquanta) giorni dal suo insediamento”. Nel frattempo, “ (..) al fine di garantire la massima tutela al bene protetto, anche in applicazione del principio di precauzione, deve farsi obbligo alla Regione Lombardia di sottoporre a tutela provvisoria i 42 valichi. Siti che da tempo sono indicati nello “Studio tecnico scientifico per la caratterizzazione dei valichi montani in Lombardia” redatto dall’Università dell’Insubria ed Ersaf.
Il direttore dell’ISPRA, o suo delegato dotato di alta specializzazione in materia, avrà 150 giorni di tempo per stilare l’elenco dei valichi in cui va tutelato il passaggio degli uccelli migratori, come prevede la normativa statale, poiché per molti anni la Regione Lombardia ha cincischiato sull’argomento, individuando solo pochissime aree tra le decine che vanno protette dall’attività venatoria.