Seconda sconfitta della stagione, questa volta in Consiglio di Stato, per la Regione Veneto e la Federcaccia, in relazione al calendario venatorio regionale che detta le regole per l’esercizio venatorio nella stagione 2022/23.
Come noto il TAR , con decreto cautelare del 23 settembre scorso, aveva disposto lo slittamento al prossimo 1 ottobre della data di apertura della caccia ad uccelli acquatici, tordi, starna, fagiano e quaglia, ma soprattutto il blocco della possibilità di aggiungere una quarta e quinta giornata settimanale, nei mesi di ottobre e novembre, di caccia da appostamento ai migratori, in aggiunta alle canoniche tre giornate settimanali a disposizione di ciascun cacciatore.
La Regione aveva poi richiesto al Consiglio di Stato di annullare il decreto del TAR di Venezia, ottenuto su ricorso della Lega Abolizione Caccia, patrocinata dallo studio dell’avvocato Linzola.
Ma la richiesta urgente in appello è stata rigettata dal Presidente della 3° Sezione, con Decreto n. 4738 pubblicato ieri sera.
L’arrogante pretesa della Regione di aggirare, con motivazioni inadeguate e pretestuose, il parere tecnico reso dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha fatto cilecca nuovamente, col risultato di mantenere una minore pressione venatoria su molte specie di avifauna nel periodo più delicato per il flusso migratorio autunnale.
Il Consiglio di Stato terrà una camera di consiglio in sede collegiale il prossimo 13 ottobre, ma nel frattempo è stato affermato ieri che “nel bilanciamento tra gli interessi coinvolti, deve ritenersi prevalente quello costituzionalmente rilevante alla tutela dell’ambiente nel rispetto del principio di precauzione”.
Una lezione anche per i pasdaran della caccia selvaggia, autoconvocatisi stamane a Venezia per una non meglio precisata protesta contro l’autorevole decisione della magistratura amministrativa.
Consiglio di Stato, decreto n.4738 del 29.09.2022:
Foto: Marcello Fedi